Eugenio Scalfari torna oggi (e non è la prima volta) sulla riforma costituzionale, riprendendo la posizione che da tempo condivido: quella preoccupata per un Senato così debole e pasticciato, nella composizione e nelle competenze.
Si tratta di un Senato che pesa numericamente un sesto della Camera (creando problemi al funzionamento, ad esempio, del Parlamento in seduta comune al quale rimangono assegnate), ma che pesa ancora meno quanto alle funzioni, pur conservandone di importantissime (come la stessa riforma della Costituzione).
In particolare Scalfari – come noi – è preoccupato della sconclusionatezza delle funzioni e dell’assenza di un ruolo di garanzia rispetto ad alcuni diritti fondamentali, ad esempio. Mentre è convinto – e anche su questo siamo consonanti – che si possa avere un Senato elettivo che – prevedendolo la Costituzione – possa non dare la fiducia (essendo, viceversa escluso il contrario: cioè che un Senato non eletto possa dare la fiducia).
Le posizioni che condividiamo con Scalfari non mi sono limitato ad affermarle, ne ho fatto precise proposte in Parlamento. Alla Camera avevo presentato una proposta nel marzo 2014 e su questa base era stata presentata una proposta in larga parte analoga anche da alcuni senatori.
Va detto che – in totale isolamento – nella discussione alla Camera sono stato coerente con la mia proposta nella presentazione degli emendamenti così come nel voto. E adesso sostengo i senatori che faranno lo stesso.
P.S.: chi vi dice che la riforma costituzionale non è un tema poi così importante, è un pericoloso analfabeta politico.
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