Leggo delle polemiche scatenate dai Vietdem (così almeno li presenta Repubblica): in effetti, è sempre più difficile stare nel Pd senza essere renziani, o filorenziani, o quasi-renziani, o renziani-di-collegamento.
Chi si oppone fatica e quasi mai viene ascoltato chi critica o semplicemente esprime un punto di vista diverso. D'altra parte dopo quanto è capitato negli ultimi mesi non si capisce quale prova (e quale redenzione) si attendano: un'alleanza che incamera con un'alzata di spalle tutti quelli che vogliono dare una mano senza chiedersi da dove provenga, le deleghe (alcune nemmeno autorizzate dal Parlamento) sul mercato del lavoro, la fiducia sulla legge elettorale, il disastro della buona scuola, lo Sblocca Italia votato senza fare una piega, le riforme costituzionali che vanno avanti tanto c'è Verdini, Gasparri che docet e un po' ducet sulla Rai, Azzollini e Alfano, i trasformismi di tutti i generi e tipi.
Ci sono parlamentari che, come è capitato al vostro affezionatissimo, non votano più nulla da un anno, pur rimanendo in maggioranza. Altri che votano tutti senza prendere in considerazione quel disagio se non per tuittare contro.
A questi secondi non ho molto da dire. Agli altri, ovvero a chi dice no, chiedo di riflettere su un punto, prima di essere 'ridotti' alla linea corrente loro malgrado: a questo punto sarebbe meglio dichiarare la propria indisponibilità a votare la fiducia al governo. Lo so che è un passaggio decisivo, ma andare avanti così non funziona granché. E ve lo dice con umiltà uno che ci ha provato.
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