A me questi discorsi fanno un po’ tenerezza. Perché è il Paese a fare una certa fine, non i singoli personaggi politici. E il leggero disprezzo che si legge in queste righe dell’intervista di Sergio Staino (pubblicata da Repubblica) prescinde completamente dal merito e dalle cose. 

Personalmente quando abbiamo raggiunto la dozzina di cose letteralmente invotabili (anche per i modi irricevibili con cui sono state poste) mi sono sottratto a un gioco che non condividevo. E prima ancora avevo rinunciato a tutte le posizioni di potere, pur avendo fatto un congresso in cui avevo totalizzato più o meno gli stessi voti delle persone citate nel pezzo.

Non è una scelta tattica, è un fatto ovvio. E non ho pensato alla mia fine, mi dispiace, ma all’inizio, ovvero a quello in cui credo e in cui credono moltissimi elettori e che tutti avevamo promesso loro. Che hanno già fatto una fine particolare: molti hanno votato M5s, altri a votare non ci vanno proprio più.

Quanto ai risultati elettorali, vedremo, senza ansia e senza fretta, quale sarà la fine di tutti quanti.

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