Michela mi diceva ieri: rimango solo per fare le battaglie in cui credo. Non passerà all’opposizione, benché le sue posizioni siano poco considerate dalla maggioranza. Michela è determinata. Ed è colta. Tanto che a volte semina il panico tra i politici (scherzo, ma solo fino a un certo punto).
Il suo ultimo libro è dedicato al gender, la questione che terrorizza le popolazioni, che fa discutere nelle nostre città e nelle nostre province, uno spettro che si aggira per l’Italia e non solo (Papà, mamma e gender, Utet).
Un libro che dovrebbe essere adottato come testo-base sull’argomento, una lesson one per tutti coloro che della questione straparlano, confondendo le idee e le priorità e perpetuando discriminazioni e falsità. «Un’accozzaglia di errori – scrive Marzano – che, deformando la realtà, suscita solo ansia e paura».
La dura lotta contro gli stereotipi – che è anche mia – è difficile, in questo paese, rileva Marzano. Come in un thriller, appena pensi di averne sconfitto uno, ne nasce un altro. Spesso uscendo dal pozzo senza fondo del tradizionalismo e dell’ignoranza.
La famiglia contrapposta alle famiglie (quelle vere, quelle che vivono e si vivono davvero); le prigioni dei ruoli, determinata dalla questione maschile che affligge il paese da sempre e che muovono fin dalle pubblicità per bambini; l’uguaglianza confusa con l’identità, mentre si nutre di differenze e di contrasti e di conflitti, l’uguaglianza (lo spiegava già Aristotele, millemila anni fa); la disuguaglianza da combattere confusa con l’indifferenziazione che nessuno può auspicare.
Il finale è affidato a Foucault e Pasolini, alle prese con la tolleranza: parola in discussione, che a volte sembra tradursi (soltanto) in un’accettazione parziale di ciò che disturba e mette a disagio. Perché «nonostante non si faccia altro che parlare di amore, la nostra società non accetta le differenze» e, aggiungo io, proprio per questa ragione non garantisce che le disuguaglianze siano superate, come previsto anche dalla nostra Costituzione (che parla di rimozione, che nel senso costituzionale è esattamente il contrario del significato psicanalitico che, ahinoi, spesso riguarda la politica stessa).
L’autrice però non ci sta e legge testi che decostruisce con cura, per demolirne gli aspetti più ingannatori e deprimenti. «La costanza è una delle mie caratteristiche», scrive, a un certo punto, Marzano. Ed è la migliore chiosa per spiegarlo tutto quanto. Il libro. E il lavoro che sta facendo in Parlamento.
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