Riguarda la vendita delle armi da parte italiana e europea a paesi in guerra, peraltro contro di noi. Questione che riguarda anche gli amici e i fiancheggiatori di chi vogliamo giustamente sgominare. Lo ripeto da tempo, ma sembra un tabù per molti, quasi tutti (fortunatamente ci sono eccezioni in proposito).
Già che ci siamo, sarebbe il caso di discutere le ragioni per le quali il «petrolio non olet», nemmeno quando lo estraggono i terroristi, in Medio Oriente ma anche in Libia. Vero?
Perché ci vuole l’intelligence europea con un unico coordinamento e un’unica strategia (e ci vorrebbe anche un solo esercito europeo e una Difesa condivisa, già), ma ci vuole anche l’intelligenza di fare cose coerenti con il messaggio che si intende offrire. Poi discutiamo di tutto il resto, ma la chiarezza in questi momenti è fondamentale.
Perché il passato, remoto e molto prossimo, ci dovrebbe insegnare qualcosa.
P.S.: togliere le spese per l’emergenza terrorismo dalle ferree leggi del patto di stabilità e dai criteri di spesa che l’Europa ha imposto ai suoi membri non è affatto una cattiva idea. Sarebbe straordinario se lo stesso si facesse per la cooperazione internazionale, che è da anni ai minimi storici. «Aiutiamoli a casa loro», appunto.
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