Quando in molti dicevamo che alcune cose era meglio non farle, dal Jobs Act alla Buona Scuola, dallo Sblocca Italia alla riforma governista della Costituzione, altrimenti, da sinistra, sarebbe stato difficile votare per il Pd o per forze politiche ad esso alleate, la maggioranza di quel partito rispondeva: “ce ne faremo una ragione”. Pertanto, non è un caso se si è arrivati al punto di rottura, ma è quanto chi aveva il potere e la responsabilità di decidere ha deciso. Tutto qui.

Rocco Olita è al solito lucidissimo.

Nei mesi scorsi, lo sport nazionale è stato il dileggio delle minoranze (ininfluenti!). Del disprezzo da parte di chi ha il potere verso chi non ce l’ha. Della sufficienza verso il pluralismo e le opinioni altrui, puntualmente banalizzate. Delle scelte a senso unico e del non ci sono alternative.

Ce ne faremo una ragione, dicevano. E se la sono fatta: hanno votato tutto quanto, qualcuno ha criticato (ma poco), le cose sono andate avanti in nome di un destino comune. Poi si è deciso di fare una legge di stabilità come quella
in discussione e nessuno ha detto praticamente nulla.

Ora mi pare che questo sia il punto. Lanciare appelli, mostrarsi generosi, riaprire la discussione a sinistra perché ci sono le Amministrative, è penoso e a tratti insultante.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti