Il presidente del Consiglio dei ministri affida – d’imperio – gli ancora indefiniti arbitrati relativi alle perdite per gli obbligazionisti subordinati delle note quattro banche “a Cantone … assoluta garanzia di terzietà”.
Ora, Cantone è il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione. Perché dovrebbe occuparsi della tutela degli obbligazionisti? Chi attribuisce questa competenza? Quale titolo ha il presidente del Consiglio per attribuire queste competenze? E – ancora di più – per stabilire chi è “assoluta garanzia di terzietà”?
Ancora non si è ben capito come funzioneranno gli strumenti che verranno messi a disposizione dei risparmiatori, in alternativa alla giustizia ordinaria, che si tenta semplicemente di individuare un “salvatore”, fuori da tutte le procedure, dai più elementari principi costituzionali sulla separazione dei poteri, dalle norme in materia di tutela dei propri diritti, che rimane affidata anzitutto alla magistratura, dal principio di legalità, che impone all’amministrazione – presidente del consiglio compreso – di agire in base alla legge. Soprattutto quando si tratta di diritti dei cittadini (nel caso risparmiatori).
In tutto questo non può non notarsi il consueto abuso dei nomi e dei cognomi (“tranquilli: quello lo conosco io”), senza alcun senso dello Stato, che imporrebbe di fare riferimento soltanto alle istituzioni (a prescindere da chi pro-tempore le regga). E a questo proposito, oltre a non essere previsto – a quanto risulta – da nessuna norma, non si capisce per quale motivo una questione come quella della tutela degli obbligazionisti debba essere affidata all’autorità anticorruzione. E si trascura – mostrando ricorrente superficialità – come affermando che (soltanto) il presidente di quest’ultima è “assoluta garanzia di terzietà” si rischia di delegittimare altri soggetti e altre istituzioni, che per la materia in questione risulterebbero più naturali interlocutori: la Banca d’Italia (che in realtà vanta una tradizione di terzietà universalmente riconosciuta) e la Consob, che si configura come “autorità indipendente”… Rimane da notare, purtroppo, che mentre il presidente dell’Anac è stato nominato da questo governo, quelli delle autorità da ultimo citate no. Il che conferma che, secondo il Premier, chi è indipendente lo decide lui, meglio se tra coloro che ha nominato lui.
L’impressione è che – come sempre – si voglia alzare, assieme alla voce, un polverone che copra tutto. A partire dalle responsabilità politiche del governo, che scarica – come sempre – sull’Europa (senza fare nulla, non avendolo fatto neppure nel semestre di presidenza, perché questa cambi corso), per proseguire con i conflitti di interessi dei suoi membri. Quelli rimarranno non chiariti, a causa di una legge in materia che il Consiglio d’Europa ha giudicato del tutto inefficace (e che la stessa Autorità Antitrust ha rilevato più volte essere tale), impedendo che si realizzi quella trasparenza e quindi quel mantenimento della fiducia pubblica nelle istituzioni che qualunque normativa seria sul conflitto di interessi mira ad assicurare.
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