Vorrei che si aprisse un dibattito pubblico tra chi sostiene il voto contrario alla riforma costituzionale (in Parlamento e al referendum, entrambi, perché siamo tutti molto stanchi di chi è contrario ma vota sì).
Offro alcuni spunti di riflessione:
1. La riforma è brutta e per molti aspetti pericolosa, a prescindere da chi la propone. Altri vorranno fare una campagna anti-Renzi (anche perché Renzi ha presentato la questione come pro-Renzi), ma vorrei insistere perché si discutessero le ragioni contrarie, che sono innumerevoli. Ci saranno più comitati per il No, più punti di vista, che non possono né devono essere sovrapposti: quello è un argomento della propaganda di governo. Prima fanno le riforme con Brunetta, per dire, poi dicono che i contrari stanno con Brunetta (cioè Brunetta va bene solo quando è d’accordo con Renzi, quando smette non va bene più). Costringendo tutti quanti a discutere nel merito, daremmo il via immediatamente un cambiamento di prospettiva, perché il governo non ha voluto farlo.
2. Sulla base di quanto premesso, credo che noi dovremo essere in grado di presentare un altro progetto di riforma, costruito con metodo islandese, a partire da proposte come la nostra, da discutere articolo per articolo con i cittadini. Se il messaggio si esaurisse in un «no», sarebbe un grave errore di impostazione.
Una riforma più avanzata e insieme più accessibile e sostenibile dalle diverse forze politiche sui temi in questione e la capacità di immaginare altri contributi, per il migliore funzionamento delle nostre istituzioni, per una democratizzazione del sistema, per far valere i diritti delle cittadine e dei cittadini. Un messaggio che sia largo e non sulla base dell’attuale patto di potere (Verdini docet), ma sulla base di un rinnovato spirito repubblicano. Possibile credo debba lavorare in questo senso, come ha peraltro sempre fatto.
3. Quindi, per concludere, non dobbiamo viverla come una sfida in cui stare sulla difensiva. Certo, la maggioranza vorrà insistere sul fatto che finalmente si fa qualcosa, ma, come è noto, qualcosa sulla Costituzione è già stato fatto due volte, negli ultimi quindici anni, e non è andata – per ragioni diverse e con esiti referendari opposti – benissimo. E sappiamo che molte delle decisioni assunte in proposito dal Parlamento – con maggioranze variabili, com’è noto – sono discutibili fin dalle loro fondamenta e certo lo saranno in futuro.
4. Aggiunta: ci sono argomenti sottovalutati, rispetto alla sola questione del Senato. Il principale riguarda le autonomie e il loro ‘sistema’, che viene letteralmente distrutto, essendo tutto ricentralizzato, proprio mentre – con perfetta incoerenza – si intenderebbe creare un Senato delle autonomie (che non lo è, peraltro). Ecco, credo che dovremmo raccontare quello che c’è in questa riforma e che può essere vissuto con diversi gradi di attenzione nelle diverse regioni del Paese e anche quello – ed è molto – che non funziona proprio. Perché la riforma è piena zeppa di errori, contraddizioni e cose che non stannpo in piedi. E che qualcuno dovrà far rilevare.
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