Così la definisce oggi Michele Ainis sul Corriere, citando Bobbio è quella battuta di Craxi (andate al mare) che questa volta, per il tema del referendum, suona come invito ad andare a votare (di mare si tratta).

Il premier imbufalito infatti

approfitta della quota d’astensionismo fisiologico per sabotare il referendum, sommando agli indifferenti i contrari, mentre i favorevoli non hanno modo di moltiplicare il «sì», mica possono votare per due volte. Dunque l’appello all’astensione è un espediente, se non proprio un trucco, come affermò Norberto Bobbio nel 1990.

Ainis prosegue:

Ecco perché si rivelano fallaci le critiche al presidente della Consulta, Paolo Grossi. Ha detto: il voto è un dovere, esprime la pienezza della cittadinanza. E che altro avrebbe dovuto dire? Che il referendum è uno spreco di tempo, che l’elettore virtuoso coincide con il non elettore, che le sole urne democratiche sono le urne cinerarie? I guardiani della Costituzione non possono ignorare le sue norme più pregnanti: il voto è un «dovere civico», recita l’articolo 48. E nei doveri costituzionali risuona il timbro etico della nostra Carta, vi si riflette la lezione di Mazzini. Difatti il presidente Mattarella ha già fatto sapere che lui, sì, andrà a votare.

Insomma da ieri avete una ragione in più per andare a votare: smentire un premier che si cura molto di se stesso e poco delle istituzioni repubblicane che invece dovrebbe rappresentare.

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