Pare che la minoranza del Pd si aspettasse la smentita della battuta boschiva secondo la quale chi vota no è come Casa Pound.
La smentita è puntualmente arrivata: nel senso che è stata smentita la sinistra Pd, perché la ministra – alter ego del premier sulle riforme – ha confermato.
A parte la brutalità dell’affermazione, c’è una punta di ignoranza sconfortante nella precisazione che poi è un rilancio della numero due del governo: perché lei dice che è come dire che si vota sì come Verdini.
Non è esattamente così e sorprende ascoltarlo da chi governa il Paese: primo perché ci sono diverse ragioni (e ragioni tra loro diverse per dire di no a un referendum, oltretutto a un referendum trasformato con leggerezza in un plebiscito) mentre ci sono ragioni molto simili per collaborare a un testo di riforme comuni, con un sì in aula e fuori. Soprattutto se se ne rivendica la paternità.
Ovvero, mentre Verdini è stato essenziale per promuovere questa riforma, con tanto di apprezzamenti toto corde a ogni suo passaggio, posso assicurare da iscritto all’Anpi che le riforme che auspico sarebbero molto diverse da quelle dell’estrema destra e che non è solo impossibile desumere ma molto volgare immaginare che le condividerei con loro.
Spero sia chiaro. E sia chiaro quanto sia offensivo e stupido ragionare in quei termini. Soprattutto se fai la ministra e ti occupi di Costituzione. Che si capisce perché poi le riforme le fai male.
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