L’altra sera ascoltavo Umberto Lorenzoni, un mito partigiano, parlare della Costituzione, in modo appassionato, e non contro il governo, perché il problema della democrazia e della rappresentanza e della sovranità è più importante degli attuali nomi (e prestanomi) e precede tutto quanto. E merita un rispetto religioso, nel senso di quella religione civile che ha ispirato la migliore politica del nostro Paese.
Ascoltavo Lorenzoni e mai – ma ormai è un continuo superarsi – mi sarei aspettato che la numero due del governo dividesse i partigiani in quelli veri e in quelli che non lo sono (quindi, sono falsi?).
È una escalation: le pagelle ai partigiani, il continuo delegittimare i vertici dell’Anpi, la scelta di dividere il mondo in chi è che a favore del governo e in chi è contro. E meno male che fingono di ripudiare la personalizzazione che hanno per primi scelto come unico canone della polemica politica. Non basta a questo governo avere diviso e abbandonato la sinistra, no, deve avviare un’operazione anche verso coloro che non ci sono più (operazione volgare come poche altre) e dividere anche gli anziani (ora, ma sempre giovanissimi) che combatterono per la Resistenza.
Mi chiedo fino a dove vogliano spingersi. E quando tutti quanti chiederemo quel minimo rispetto che ci vuole. Così diventa una campagna oscena e dissennata.
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