Il già Presidente Napolitano si augura che gli elettori non vanifichino – così dice – gli sforzi per le riforme.

Mai come oggi si ha la sensazione che a vanificare gli sforzi per riforme buone e condivise sia stato proprio chi ne ha guidato il processo, con una grave responsabilità: un eccessivo protagonismo e una logica politica che ha sempre confuso maggioranza di governo e maggioranza costituzionale. E che continua a farlo, del tipo: muoia Sansone e tutti i filistei.

In questo senso è forte la sensazione di avere perso tempo e occasioni e possibilità in questa legislatura, legislatura nata male, che sarebbe dovuta durare molto meno e che rischia di finire in un pasticcio molto simile a quello da cui si era partiti. Non un diluvio, quindi, ma il solito guazzabuglio.

Chi come noi aveva proposto una riforma puntuale, si è trovato puntualmente snobbato, anche se da qualche giorno sembrano essere diventati tutti cauti, in preda a ripensamenti che sarebbero potuti essere, nel corso dei vari passaggi parlamentari, semplici pensamenti.

Alcuni di noi, con le proposte avanzate e gli emendamenti presentati, discussi e bocciati, perché non erano di moda, avevano chiesto alcune cose banali:

Ridurre i parlamentari… e le loro indennità (e magari le loro immunità).

Togliere la fiducia al Senato o togliere il Senato.

Superare il ping-pong tra Camera e Senato o attraverso l’abolizione di quest’ultimo o attraverso una commissione capace di portare pù rapidamente a un testo di legge condiviso, senza l’incredibile pasticcio dell’articolo 70 così come riformulato.

Ridurre il quorum del referendum abrogativo e prevedere un referendum deliberativo delle leggi di iniziativa popolare.
Eliminare il Cnel.

Approvare una legge elettorale che assicurasse rappresentanza e trasparenza nel rapporto tra elettori ed eletti.

Queste le nostre proposte da tempo. Da quando abbiamo iniziato a discutere delle riforme, che abbiamo sempre ritenuto dovessero essere fatte con più rispetto della Costituzione. Senza bisogno di metterla a soqquadro, intervenendo con precisione chirurgica.

E arrivando a un testo condiviso, non tra un Pd tacitato nei suoi dissensi interni e piccoli spezzoni della destra recuperati di volta in volta dalle progressive scissioni del Pdl, ma tra le forze politiche di maggioranza e opposizione interessate ad un miglioramento del funzionamento delle istituzioni. Soprattutto pensando a un Parlamento eletto con una legge incostituzionale (!) che avrebbe dovuto avere come cifra l’umiltà dei comportamenti e non la modestia parecchio strumentale dei contenuti.
A questo fine avevamo presentato – nel marzo 2014 – una proposta di revisione costituzionale che già teneva conto del dibattito interno alla maggioranza e che insieme si curava delle posizioni della minoranza parlamentare, facendo esplicito riferimento a ciò che più o meno tutti avevano promesso ai propri elettori nel 2013.

Ora vediamo che quell’impostazione è assunta da molti che in questi anni sono stati silenziosi o distratti o comunque lontani dal dibattito (oggi, da ultimo, Massimo D’Alema) per il futuro.

Una riforma solo su questioni condivise da tutti, non di una parte, non fatta per giustificare la formazione di governi e il mantenimento del potere, che poi il potere così si rischia soltanto di perderlo, facendo disastri.

Una riforma per punti, perché per abolire il CNEL o per ridurre le immunità non c’era certo bisogno di tutto questo ambaradan e se si voleva mantenere il Senato modificando il bicameralismo si sarebbe potuto farlo sulla base di argomenti validi e rigorosi, senza attaccare chi dava consigli o suggerimenti dalla mattina alla sera.

Ecco, questa è la nostra risposta a chi continua a porre la questione referendaria come un voto da “fine del mondo” (giudicando addirittura la volontà dei cittadini come un possiible ostacolo allo “sforzo riformatore”).

Noi diciamo, se la riforma non passa evitiamo un salto nel vuoto, anzi nel caos, con senatori non eletti e con doppi e tripli incarichi, leggi non approvabili per l’intreccio di procedimenti legislativi e cittadini emarginati, dal voto e dal loro rapporto con i loro rappresentanti, ridotti nei loro poteri.
Questa è l’occasione vera: evitare l’ennesima mega-riforma barocca scritta male e sbilanciata peggio e intervenire su pochi punti per rendere più snello e senza privilegi il nostro sistema.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti