Forse per due anni abbondanti abbiamo sognato, ed è stato un incubo. Quando si dicevano certe cose, ti guardavano male tutti, il collega, il giornalista in studio, financo il cameraman.

Invece ora è tutto un fiorire di articoli definitivi, di commenti devastanti, di analisi senza appello.

Oggi per esempio su Repubblica – giornale molto riflessivo, ma solo da qualche giorno – Piero Ignazi (uno dei pochi ad avere mantenuto un certo equilibrio, in questi anni) dice dell’Italicum cose che non avevano molto ascolto, diciamo così, fino a qualche giorno fa, e che invece oggi molti riprendono, come se fosse del tutto naturale fare così:

L’Italicum è nato male e non lo si può ritoccare. Va buttato alle ortiche. Come sarebbe stato meglio abolire il Senato piuttosto che trasformarlo in un dopolavoro dei consiglieri regionali, l’Italicum va cancellato perché non colma in nessuna maniera il fossato tra cittadini e rappresentanti.

Parla, Ignazi, del mantra della governabilità. E della necessità di ripensare tutto l’impianto delle riforme.

Etsi Renzi non daretur, e come se non ci fosse mai stato.

A me fa un po’ impressione, leggere cose così, a voi?

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