A proposito della discussione di ieri circa la legalizzazione della cannabis, molti si chiedono se, con quello che succede nel mondo, non sia il caso di occuparsi di altro, anzi di «ben altro».

Una premessa: il testo è stato presentato un anno fa da 221 deputati (e da 73 senatori). Al di là dei toni giovanardeschi dei ministri della destra al governo (collocati in ministeri chiave, com'è noto), non abbiamo fatto alcuna forzatura, né chiesto di discutere questo invece di qualcos'altro, ma soltanto di affrontare un argomento a cui da tempo il Parlamento dovrebbe porre mano, dal momento che l'ultimo intervento in questa direzione è venuto dalla Corte costituzionale che ha bocciato in larga parte l'iniziativa proibizionistica dei primi anni Duemila (i bocciati sono gli stessi che oggi ribadiscono l'impostazione conservatrice). Per evitare di dedicare troppo tempo a questo argomento (e non a ben altro) hanno presentato emendamenti a grappolo, quasi tutti di carattere ostruzionistico per bloccare (dai banchi della maggioranza!) la discussione della legge. Se è di ben altro che volete occuparvi, trovate i voti per bocciarla e piantiamola (in tutti i sensi, verrebbe da dire).

Quanto al merito e tornando quindi a valutazioni più serie, ricordo con preoccupazione che discutere di legalizzazione e di cannabis significa discutere proprio di quell’altro e di quel ben altro di cui si vorrebbe che parlassimo: delle droghe e delle armi ad esse collegate che sono trafficate, nelle zone più delicate e esplosive dell’area mediterranea, come ha recentemente affermato Franco Roberti (che ha parlato esplicitamente del coinvolgimento dell'Isis) e come scriveva ieri Roberto Saviano (citando un luogo chiamato Lazarat, oggetto di una imponente operazione di polizia due anni or sono, che non sembra però aver affatto risolto il problema).

Di quella zona oscura che alimenta il terrorismo e gli affari che le reti terroristiche continuano a fare con la criminalità di ogni paese, proprio grazie al traffico di droga, diffondendosi in Europa grazie anche a una massiccia importazioni.

Di risorse di polizia sprecate per piccoli sequestri di cannabis che potrebbero essere utilizzate con più intelligenza e, se vogliamo, più intelligence. Di valori economici miliardari e di questioni sociali e sanitarie che riguardano milioni di cittadini. Del valore della legalità e della sua cultura che non si può certo contabilizzare. E che nel Paese della mafia, del sommerso, del nero, dell'illegalità non hanno prezzo.

Ben altro, insomma.

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