La menzogna più grossa che accompagna ogni dibattito sui conti dello Stato è quella per cui non ci sarebbero risorse per i poveri e per ridurre le disuguaglianze.
Le risorse ci sarebbero eccome, anche soltanto modificando in parte le cose che lo stesso governo attualmente in carica ha introdotto con le scelte spericolate degli ultimi anni.
Due esempi banali e un terzo in aggiunta:
1. Se si tornasse a far pagare la tassa sulla casa a quelli come me (per capirci) e a chi sta bene dal punto di vista economico, esentando dal pagamento soltanto chi non è in buone acque, recupereremmo qualche miliardo (da 1 a 2, dipende da come si costruisce la modifica).
2. Se si correggessero le storture degli 80 euro, che in buona parte vanno a famiglie che se la cavano abbastanza (a volte molto) bene (lo dicono le benedette statistiche e uno studio che vi prego di leggere), se si evitasse che per esempio andassero alla moglie o al marito di un parlamentare, se si facessero i conti tenendo conto, appunto, dei dati complessivi del reddito familiare e del patrimonio di cui si dispone, se ne recupererebbero altri 2 (qualcuno dice 3).
3. Se si passasse dai bonus a qualcosa di più serio (non è difficile), si potrebbe pensare per esempio che – invece di dare 500 euro a tutti i 18enni, anche a chi sta benissimo, per il semplice fatto che compie diciotto anni – forse se ne potrebbero dare (in servizi, diritto allo studio, borse, alloggi) a chi non riesce a permettersi l'università. E se ne va a lavorare, se ce la fa, con 500 euro in saccoccia, che non cambiano certo le sue condizioni (tra l'altro, nella stessa formulazione del concetto di bonus, come di molte altre misure di questo esecutivo, si scambiano la progressività e redistribuzione con una sorta di carità e di logica del regalino veramente imbarazzanti).
Ecco, senza nemmeno uscire dal renzismo (magari). Altro che i 50 milioni (non 500, come vuole la propaganda) dei risparmi delle riforme.
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