Lo ricorda oggi Rocco Olita, nel suo solito, bel post mattutino:
Ci voleva Crozza, con la sua solita sagacia e puntualità, a spiegare l’arcano che sta dietro le ballerine e intermittenti rilevazioni dei dati sull’occupazione, che un mese segnano dei “più” così consistenti da far “cinguettare”, nel senso di Twitter e non solo, tutto il governo su quanto sia bello e forte il Jobs act, mentre l’altro spiegano che gli occupati sono un po’ meno di quello che si crede e soprattutto più precari, generando atterriti silenzi sui profili social-ministeriali.
Dice l’autore della copertina in Di martedì, la trasmissione di La7 condotta da Floris: «Poletti, nel conto degli occupati, calcola anche chi, con i voucher, lavora solo un’ora alla settimana, che è come se tu calcolassi tra i romanzieri anche quelli che scrivono i post su Facebook».
I dati che vanno e vengono, gli zerovirgola di cui il premier attuale parlava per attaccare il premier precedente per poi ritrovarsi presto nella stessa situazione (la figura della nemesi si impone ormai su tutta la politica italiana), i trucchi statistici e le stesse misure (senza alcuna misura) del governo lasciano il tempo che trovano: è ora che ci si dedichi a un'analisi quantitativa più dettagliata e, insieme, a un'analisi qualitativa. Per esempio riconoscendo una volta per tutte che siamo passati dal precariato allo schiavismo o a qualcosa che gli si avvicina parecchio, come sostengono gli autori di un libro straordinario appena uscito in libreria che si intitola, appunto, Schiavi di un dio minore.
Un libro e un modo di discuterne su cui torneremo spesso, nelle prossime settimane. Se davvero vogliamo cambiare qualcosa e preparare tempi migliori.
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