Ringraziando Benedetto Della Vedova per il suo prezioso lavoro e per la sua encomiabile perseveranza, che tra l'altro hanno portato alla cosituzione dell'intergruppo per la legalizzazione della cannabis, di seguito il suo graditissimo commento a "Cannabis. Dal proibizionismo alla legalizzazione".
Caro Giuseppe,
ho letto con piacere e interesse il tuo ultimo libro, su una battaglia che ci unisce: la legalizzazione della cannabis e dei suoi derivati.
Insieme a tantissimi altri amici deputati e senatori, abbiamo organizzato un intergruppo parlamentare che da quando venne costituito, nel marzo 2015, è cresciuto per adesioni e ha progressivamente allargato il consenso attorno, elaborando poi una proposta che oggi è confronto parlamentare. In questo tempo il consenso alla legalizzazione si è ampliato ovunque: dal procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti, passando per il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone e per moltissimi rappresentanti del mondo culturale e civile, come Roberto Saviano e Umberto Veronesi, e soprattutto per milioni di cittadini comuni, sono tantissimi gli italiani che hanno finalmente preso atto, in maniera non ideologica ma sulla base di dati di fatto, che il proibizionismo è fallito e che la legalizzazione della cannabis è un’opzione di governo. Anzi, di buon governo. Ormai non si può più fare la caricatura della legalizzazione come la battaglia para-sindacale di quelli che "si fanno le canne" e che peraltro hanno il sacrosanto diritto di non essere consegnati dallo Stato al monopolio criminale; la legalizzazione è una battaglia di legalità, di pulizia e di intelligente (perché concreta) repressione dei profitti mafiosi.
Come sul divorzio, sulla procreazione assistita e su molti altri diritti civili, il Paese è più avanti rispetto alla politica.
Vengo al libro: lo sforzo da te compiuto di raccolta di dati, di fatti e di pratiche negli Stati in cui la cannabis è stata legalizzata – ma soprattutto in cui non lo è ancora – è davvero notevole. Una mole di informazioni finalmente racchiusa in un testo che può essere definito il "manuale della giovani marmotte antiproibizioniste" e che spiega in maniera chiara che le risorse, gli uomini e i mezzi impiegati in tutti questi anni dalle forze dell’ordine e di sicurezza per stroncare il mercato criminale della cannabis hanno portato a risultati pari a zero. Non solo in Italia. Ma in tutto il mondo.
Qualche tempo fa, ho incontrato casualmente all'aeroporto milanese di Linate l’ex presidente dell’Uruguay Jose’ “Pepe” Mujica, precursore della legalizzazione della cannabis in Sudamerica. A proposito del fallimento del proibizionismo, Mujica ha utilizzato una famosa frase di Einstein: “La follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi”.
Ci avevano promesso che con il proibizionismo avrebbero stroncato il narcotraffico: così non è stato. Allora perché insistere con un modello fallimentare? Legalizzando potremmo togliere un mercato miliardario alle mafie e trasferire introiti oggi illegali nelle casse dello Stato; potremmo avere un maggiore controllo delle sostanze e creare nuovi posti di lavoro; potremmo non solo evitare il carcere a milioni di italiani, ma anche impedire che i consumatori vengano a contatto con criminali intenzionati a vendere loro mercanzia molto più pericolosa; potremmo risparmiare risorse di polizia e giudiziarie per attività di ben maggiore allarme sociale; e, finalmente, potremmo davvero avviare serie politiche di sensibilizzazione nei confronti dei minori sull’uso di queste sostanze.
Come giustamente sottolinei nel tuo libro, cannabis legale sarebbe una riforma strutturale che si potrebbe fare subito. A costo zero e con ottimi risultati per l'erario. Per citarti, sarebbe una misura laica, razionale e davvero (finalmente!) liberale.
Il ddl sulla cannabis legale continua il suo percorso in parlamento. Sapevamo che non sarebbe stato facile ma abbiamo entrambi la consapevolezza che non è impossibile. Abbiamo allargato la breccia, aperta da Marco Pannella quarant'anni fa, nel muro proibizionista in Italia. Sono certo che questo muro nel nostro Paese cadrà presto. E’ solo questione di tempo e di tempra.
Benedetto Della Vedova
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