Non pago di aver citato anche i malati di epatite C (più che un elenco di competenze esclusive, la ‘riforma’ per come la raccontano sembra un bugiardino), il premier infila l’aggettivo tecnico in ogni conversazione.
Se vince il No arriva il tecnico. Dopo di me il tecnico. Senza di me il tecnico. Che poi il tecnico sarebbe Padoan, ministro dell’economia scelto da Napolitano (si dice) e diventato sempre più renziano nel corso del suo mandato.
Un tecnico sostenuto dalla stessa maggioranza che ha sostenuto i governi precedenti. Una maggioranza che Renzi ha voluto prorogare ulteriormente, rispetto ai due anni sui quali si era impegnato Letta (anni che dovevano finire nel 2015).
Un tecnico che da tecnico dovrà portare avanti le cose che un tecnico ha fatto per tre anni: vale anche per le banche, caso per il quale tutto il Paese ha apprezzato la tecnica. Sopraffina.
Un esecutivo guidato da un tecnico che ha già fatto parte del governo politico guidato da chi agita lo spauracchio del tecnico.
Un tecnico che sarà sostenuto dal Pd e da Area popolare, quasi certamente da Ala e qualcuno dice anche da Berlusconi, pronto per il ricongiungento familiare: siamo sotto Natale e Berlusconi ha tutti i suoi delfini da Renzi, a cominciare da Alfano e Verdini, ma senza dimenticare Lorenzin. Perché sottrarsi all’affetto dei suoi cari?
Peraltro, c’è un’unica cosa molto probabile: che Alfano sarà ancora ministro, perché Alfano lo è da sempre, con incarichi fondamentali. Fa parte del paesaggio – come per noi lombardi il Resegone – e chiuderà la campagna del sì con Boschi in Sicilia (forse a Regalpetra, se si coglie la citazione).
Quindi, non si capisce bene che cosa cambierebbe, per il partito di maggioranza, anzi per il partito del governo, quello del sì.
Potrebbe addirittura restare Renzi, tecnico di se stesso. O rimanere il suo tecnico, quello che ha fatto tutte le scelte in campo economico che Renzi gli ha dettato in questi tre anni. Sai che novità.
Se poi Renzi decidesse di portarci tutto il voto, non sarebbe una decisione tecnica, ma tutta politica. A proposito di instabilità, ovviamente.
In ogni caso la vera minaccia di Renzi sarebbe: se vince il No, rimango.
Quello sì che sarebbe uno spauracchio.
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