Centro-sinistra. Non esiste più, anche perché sono anni che il trattino in realtà sta per "meno": centro meno sinistra. Le larghe intese trasformate in progetto politico hanno compiuto una transizione di ciò che era di sinistra verso destra. Molto in là.
Sinistra-sinistra. Anche questa espressione non si può sentire: il secondo "sinistra" sembra un aggettivo. Non c'è motivo di forzare e di far caricature: basta la sinistra, che non è rappresentata, per la transizione di cui sopra.
Radicale. Anche l'aggettivo radicale va utilizzato in modo corretto: non fa segno all'estremismo. La radicalità sta nelle cose, nelle disuguaglianze, nella paura, nell'incertezza e nella fragilità delle persone. Le risposte non devono essere estreme, devono essere adeguate, come finora non lo sono state.
Autonomia. Non va scambiata con identitarismo. Autonomia significa non dipendere da nessuno, non fare gli interessi di qualcuno, non attendere il papa straniero (già che ci siamo, facciamo alieno), né chissà quale personalità che ritorna da un passato più o meno recente. Autonomia significa che siamo nelle condizioni di fare politica.
Scissione. Molti ora ne parlano, dopo avere giurato che non lo avrebbero mai fatto. Ma la scissione c'è stata già, nelle urne del 2013, nella diaspora a volte silenziosa, a volte gridata, degli ultimi anni. Per responsabilità di chi ha guidato il centro meno sinistra verso destra e per la mancanza di riflessi e di convinzione di chi doveva opporsi a questo tradimento.
(prosegue)
Nel frattempo, e per approfondire, una mia intervista su Repubblica.
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