«Se dividi il mondo in populisti e argine ai populisti, la critica dell’esistente resta in mano solo ai primi», così Rosa Fioravante, due giorni fa, ha concluso l’incontro promosso da Possibile e dedicato alla figura e alla politica di Bernie Sanders.

Strana parentela, quella dell’argine, con il muro. Un argine che è un po’ un muro la cui erezione dipende in primo luogo dalle disuguaglianze. Un argine che è un po’ un muro che deve proteggere quelli che sono al di qua (dell’argine o del muro) dall’onda di piena. Un argine che è un po’ un muro inteso non nel senso di Machiavelli – per preparare future alluvioni. Un argine che deve contenere, senza risolvere, tutto ciò che anomalo. Tombinando i flussi, canalizzando il dissenso, mettendosi al riparo dall’onda che sale. Una politica da golena, in tutto e per tutto.

Se il sistema produce anomalie, non si critica il sistema, lo si argina. Ce la si prende con le anomalie create. Con effetti devastanti: perché se a uno che è già incazzato gli dici pure che è anomalo e che non ti capaciti della sua anomala, secondo voi come la prende?

Ecco, mentre in mezzo scorre il fiume e si cercano di arginare non tanto le anomalie, quanto gli anomali, esce in Italia per Fandango Libri un piccolo e però potentissimo libro che si intitola Aprile. L’autore, Jérémie Lefebvre, immagina che un’insurrezione giacobina rovesci il sistema francese, deportando le élite nelle banlieue e aprendo le porte del cuore della città propri agli anomali, ovvero ai più poveri, che superano argini e muri e si sostituiscono alle classi più abbienti (e dirigenti).

La ghigliottina torna in funzione e si instaura un governo rivoluzionario che sorprende il mondo, raccontato magistralmente con una voce soggettiva della moltitudine dei protagonisti e parallelamente con i lanci di agenzia e con i resoconti dei media internazionali, letteralmente sconcertati da ciò che accade a Parigi. In mezzo, non c’è la terra di mezzo, e non nel senso del romanzo criminale (e capitale): in mezzo non c’è più spazio per la mediazione, né misura né dialogo. È tutto già saltato. E tutto scorre senza che nessuno possa mettere una ‘buona’ parola. Troppo tardi. L’effetto è distopico e spaesante, ma la ragione stessa del libro è quella di mostrare che è distopico e spaesante, soprattutto per gli anomali, il mondo in cui viviamo. Leggetelo, se vi sentite anomali o se non sopportate più le anomalie. È già molto tardi.

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