Francesco Cancellato (Linkiesta,19 giugno 2017):
«Ecco, forse non ci riflettiamo mai abbastanza. Che ogni Paese ha l’immigrazione che si merita. Che quel che attrai è lo specchio di ciò che sei. Che se un’economia è fatta di imprese a basso valore aggiunto, di edilizia a cottimo e sacche di informalità/illegalità più tollerate che combattute, difficilmente attrarrà i migliori talenti del mondo. Che gli investimenti in scuola, istruzione, ricerca, innovazione sono un ingrediente fondamentale non solo per la competitività, ma anche per la tenuta sociale di un Paese. Che è questa – la cultura, la formazione, la propensione a innovare e a credere nelle idee innovative – la linea che oggi separa chi subisce la globalizzazione e le sue migrazioni e chi ne trae beneficio. Non i muri, reali e metaforici».
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