Netflix propone una nuova serie tv, Ozark, che è la versione ‘finanziaria’ di Breaking bad.
Jason Bateman diventa il ‘promotore’ dei cartelli messicani e si dedica al riciclaggio (l’«autolavaggio» di cui ho recentemente scritto qui) di consistenti somme di denaro del narcotraffico. Per ragioni che scoprirete guardando la serie, si deve trasferire in una località turistica del Missouri, nel bel mezzo della provincia degli Stati Uniti.
Chi segue e seguirà Ozark, scoprirà come funziona l’industria del riciclaggio, le gerarchie, collusioni, connivenze che reggono l’economia globale e anche quella locale, a volte in conflitto, a volte in collaborazione tra loro: e così la narcomafia si incontra con le piccole mafie locali, in un giro di droga, armi e soldi di straordinaria accessibilità (che, come sappiamo, anche in Italia piace, da qualche tempo, per «farsi ingiustizia da soli», potremmo dire, perché la diffusione delle armi serve soprattutto ai criminali).
C’è un’amplissima zona grigia, soprattutto dove la crisi morde di più, dove la produttività è più bassa, dove presentarsi con le banconote e chiudere subito l’affare è decisivo e non incontra resistenze: è lì che il denaro sporco può diffondersi, come accade anche nella nostra, di provincia, tra rispettabili cittadini, nel caffè della mattina o nel posto dove compriamo le magliette.
Come scatole cinesi, come una matrioska, tutto è dentro quel sistema, che diremmo parallelo se non fosse invece sovrapposto (in tutti i sensi) a quello legale.
Colpisce che tutto il mondo guardi serie tv come questa, se ne appassioni, ne parli più o meno dappertutto e però politicamente non lo consideri un argomento rilevante né voglia fare politicamente spoiler – anticipando ciò che sta accadendo e potrà accadere in futuro. Pare tema esotico, come se si parlasse di altro, di un mondo che non ci riguarda. E via di binge watching, senza pensarci su.
Questi processi ci dicono che un larga parte dell’economia è già uscita dall’euro (e dal dollaro) per crearsi una moneta parallela, con rendimenti e remunerazioni che hanno un loro proprio valore: un paradiso, fiscale e ormai istituzionalizzato.
Se a ciò si aggiunge che i principali attori dell’economia legale, i grandi colossi multinazionali, fanno utili miliardari e non sono sottoposti al regime fiscale dei comuni mortali, ci rendiamo conto che è lì che si dovrebbe fare politica. Ciò riguarda le piccole scelte – il contrasto dell’evasione, dell’eccesso di contante in circolazione, della corruzione locale – e le scelte di indirizzo generale, che dovrebbero essere assunte dalle grandi istituzioni globali e per noi dall’Unione europea, che dovrebbe servire proprio ad affrontare questioni che un solo Paese – tipo Ozark, tipo noi – non è in grado non solo di controllare ma nemmeno di interpretare.
Se vogliamo cambiare il mondo, quando esauriamo gli episodi della serie, continuiamo a pensarci. Perché questa è la serie (politica) nella quale i protagonisti dovremmo essere noi.
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