Avevo promesso che l’incontro di ieri a Venezia sarebbe stato l’ultimo della lunga serie tv degli «incontri in cui fare appello all’unità a sinistra». L’intervista di Roberto Speranza oggi sul Corriere della Sera conferma che le cose stanno così e che finalmente si parte. Con una proposta elettorale ma prima di tutto culturale e politica che rappresenti ciò che a sinistra non si sente rappresentato e che, nello stesso tempo, si rivolga a tutta la società. Che metta in discussione il quadro politico così come ci è stato consegnato dalle larghe intese, con un partito della nazione al governo e un partito della nazione all’opposizione che si attaccano dalla mattina alla sera ma che in realtà predicano un trasversalismo senza idee, cercano il consenso immediato, propongono slogan invece di soluzioni.
Non avendo mai avuto né padrini né padroni sono soddisfatto che non si prenda la linea da qualcun altro e si affermi una posizione nitida, limpida sotto il profilo politico – come mi auguravo da tempo – e credibile nella sua autonomia.
Ieri sera, nel dibattito mestrino, ho proprio auspicato questo: che si aprisse una proposta larga e inclusiva, finalmente senza ambiguità né compromessi con chi ha tutt’altre intenzioni. Le due cose non si escludono affatto e se sapremo mantenere questo profilo incontreremo la partecipazione e il consenso delle persone.
Era ora, insomma. È ora.
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