Ezio Mauro parla di colpo di mano gravissimo. Ha ragione. Un fatto clamoroso sotto il profilo delle consuetudini parlamentari e, insieme, un clamoroso errore politico, per una legge piena di blocchi, di contraddizioni, di regali e regalini, che non assicura né rappresentanza né governabilità e che favorisce, in aggiunta, la destra. Le modalità della sua approvazione, per completare il capolavoro, favoriscono i cinque stelle, rilanciandoli.
L’aspetto che rende tutto ancor più grave è che si tratta della seconda volta consecutiva che si registra un colpo di mano sulla legge elettorale: due anni e mezzo fa capitò esattamente la stessa cosa. Chi come me lasciò la maggioranza proprio per quella fiducia di troppo, se lo ricorda molto bene.
Il Pd perde i referendum, insomma, ma non il vizio.
Allora la fiducia fu posta su una legge poi dichiarata incostituzionale, nell’ambito di un percorso di riforme portate avanti a colpi di maggioranza, canguri, sedute fiume e tutto ciò che prima era accaduto raramente, praticamente mai. Una legislatura-vergogna.
Il postino suona sempre due volte: questa volta al citofono troviamo il premier che doveva essere gentile, ma che è in tutto uguale al suo predecessore, una maggioranza che apre a coalizioni fittizie nel momento stesso in cui politicamente le fa saltare (tutta la sinistra voterà contro fiducia e legge) e tutta la destra schierata a sostegno, per interessi di parte, con la sicumera di chi deve solo aspettare che altri facciano il lavoro sporco, con un sistema elettorale doppiamente bloccato, che garantisce i nominati ma soprattutto chi li nomina.
Per preparare la vittoria elettorale della destra, già largamente anticipata dalle scelte di questi anni sotto il profilo politico e prima ancora culturale, mancava solo un sistema elettorale che le consente di fare il bello e il cattivo tempo. Se poi la destra vorrà fare forzature quando avrà la maggioranza, potrà riferirsi agli straordinari precedenti prodotti da Renzi, Gentiloni, Rosato è tutta la compagnia dei furbissimi protagonisti di questa pessima stagione politica. Missione compiuta.
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