Danilo Festa è l’unico candidato al mondo che quando dà il proprio volantino chiede di «approfondire» la conoscenza del proprio programma indicando il proprio blog, scritto in piccolo, piccolissimo, e quasi disinteressandosi della preferenza.
Danilo ha preso molte querele per le proprie denunce contro il potere dei soliti noti: se prendesse tanti voti quante sono le querele, potrebbe sbancare.
Per le strade della campagna elettorale è accompagnato da Emanuele, che incontra elettori anche mentre gira intorno a una rotonda, mentre chiede le indicazioni stradali, mentre aspetta in un parcheggio.
Danilo ha messo la faccia in battaglie ambientali come pochi altri, che se la sinistra fosse sempre così, con lo sguardo fiero davanti ai potenti e saldo di fronte a chi si approfitta di tutto e di tutti, sarebbe tutta un’altra storia.
Quando Danilo racconta, insieme a Laura, chi sono i suoi concorrenti, quasi scommette che tu alla fine fai fatica a capire a quale schieramento appartengono, anche perché il candidato in pectore del Pd è finito in Forza Italia e quello del Pd si procura i voti con modalità tipiche della destra da queste parti plenipotenziaria.
Danilo Festa ha un cognome che non si addice alla sinistra che si vive come minoritaria e residuale e infatti lui ci crede, fin dal primo giorno, crede che domenica si possa fare un grande risultato e il suo comitato, da Tremestieri Etneo fino a Scordia è convinto che sarà un risultato clamoroso.
Ecco perché è stata una bella giornata di campagna elettorale, a Catania, con Danilo Festa.
Perché le persone non ne possono più di sentirsi tradite, di scoprire che la coerenza va a farsi benedire prima ancora di cominciare e di sapere che tutto ciò che si racconta loro è falso o destinato a essere rovesciato nel breve volgere di qualche mese.
E succede che davanti alla ST un signore quasi ci aggredisca, dicendosi schifato, per poi scoprire chi siamo, e abbracciarci e dirci che ci vota, che vota per Fava e scrive Festa. Perché non tutto è perduto, se la politica la si fa così, senza guardare in faccia a nessuno, se non agli elettori.
Senza avere altri voti se non quelli di opinione. Perché quali sarebbero gli altri tipi di voto, se non l’opinione e la partecipazione delle persone? Domanda semplice, retorica, che non ha bisogno nemmeno di una risposta.
Uno dei primi elettori che incontriamo ci dice che gli dispiace ma è già «impegnato» (dice proprio così) e che però nemmeno va a votare: una sintesi perfetta per descrivere una campagna in cui il voto è molto condizionato e allo stesso tempo sfiduciato. Con Danilo proviamo a percorrere una strada diversa. Fatelo anche voi.
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