Leggo sul Corriere che Arturo Parisi e altri strateghi del Pd, già pasdaràn della campagna del Sì, oggi teorizzano le coalizioni. Non coalizioni vere, ma all’insegna del Rosatellum, coalizioni finte, al massimo apparentamenti. E nemmeno a livello nazionale, no. A livello di collegio.
Fatta la legge trovato l’inganno, come si suol dire. Solo che la legge – il Rosatellum – è già un inganno. Ingannarlo non è facile, perché non prevede il voto disgiunto, perché obbliga l’elettore che sceglie un candidato all’uninominale a votare anche la lista del proporzionale. La lista, quindi, è una sola, rispetto al Porcellum cambia solo l’attribuzione dei seggi.
Ciò rende impossibile un bel po’ di cose: un voto libero per gli elettori, la scelta diversa tra uninominale e proporzionale, la desistenza tra liste diverse, la scelta locale rispetto a quella nazionale (che poi dovrebbe essere il vero senso di un sistema misto!), la costruzioni di soluzioni non blindate, perché nel Rosatellum è tutto blindato.
Ora gli autori della legge-inganno, che hanno previsto coalizioni dopo averle negate per anni (era una strategia precisa, la loro), dopo avere compreso che la coalizione non ce l’hanno e faticano pure a inventarsela, dopo avere negato l’apporto della sinistra interna e esterna, dopo avere escluso qualsiasi valutazione critica di ciò che è successo in questi anni, propongono dichiaratamente coalizioni fittizie e tatticissime.
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