L’idea è geniale: mettere il viso di Emma Bonino sul corpo di Marco Minniti, con la coda di Angelino Alfano.
Sull’immigrazione ha ragione Bonino, ma Minniti non si tocca e i risultati del governo e del Viminale (guidato per tre quarti del tempo da Alfano) non si discutono.
Il trasformismo non è più all’insegna del camaleonte, ma della chimera. L’ornitorinco politico elettorale: per prendere voti si associa un artiglio populista al manto peloso dell’uomo di potere e alle zampe palmate di chi sa nuotare nella palude.
Tutto e il suo contrario: occupando tutte le posizioni si spera così di vincere facile.
Così per l’Europa, che ce ne vuole di più, ma anche di meno. Così per il Jobs Act, che ce ne vuole un altro, ma apriamo ai sindacati. Così per tutto. E il contrario di tutto.
Il Rosatellum è stato pensato proprio per questo, perché la cosa più bella è che Minniti e Bonino e Alfano potranno presentarsi insieme ma con programmi e «capi» diversi.
Obiettivo? Il 3 per cento, che non è quello di Maastricht, però.
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