Il 27 aprile del 2012 conobbi Elly Schlein a questa iniziativa, a Bologna. Una iniziativa che fa pensare perché negli sfolgoranti mille giorni non è cambiato nulla, se non in peggio, grazie anche all’uomo nero, Marco Minniti.

Il suo cognome ha a che fare con Ellis Island, che da allora chiamo Elly’s Island, per ricordarmi che la storia delle migrazioni riguarda tutti noi.

Dopo due anni le chiesi di candidarsi al Parlamento europeo e lei non era affatto convinta, per mille ragioni, legate al pudore e alla situazione politica, che era già molto complicata. Si candidò e fu eletta.

Da allora ha lavorato per raggiungere l’importante traguardo di questa mattina, rispetto alla riforma di Dublino. Il Parlamento l’ha votata, ora tocca al Consiglio essere conseguente.

La storia di Elly e il voto di oggi ci dicono alcune cose: che chi parte dal basso può andare lontano e fare cose importanti. Che ci vuole talento e costanza, passione e pazienza. Che bisogna crederci. Che i partiti e le organizzazioni politiche possono essere rappresentate da persone come lei, per dare una risposta definitiva alle schifezze contro i partiti che si leggono in questi giorni. Incostituzionali e stupide: dipende dai partiti, dalle persone, dal modo in cui si lavora, dalle sfide che si raccolgono, dalla capacità di valorizzare persone che non vengono da chissà quale apparato per via di chissà quale retroscena, ma dell’impegno nella società che portano nelle istituzioni. Senza soluzione di continuità.

Elly è troppo brava e non fa testo, ma la sua storia può essere replicata all’infinito da persone che come lei vogliono provarci. Le cose cambiano, cambiandole. Con lo studio, la determinazione, la volontà.

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