In una politica che fatica a vedere ciò che c’è di nuovo (che già c’è!) pare sia tornata l’antica classificazione «civismo contro partiti».

Sono civici esponenti che hanno militato in partiti per tutta la loro vita, mentre sono partitiche persone libere e attive per il semplice fatto che siano iscritte a una formazione politica o dedichino una parte del loro tempo a farla vivere e a far partecipare altre persone.

Curioso che a rifondare l’Ulivo, ad esempio, stia lavorando soprattutto chi dell’Ulivo non ha mai fatto parte. Curioso anche che chi ha militato in politicissime organizzazioni politiche finga di non averlo mai fatto. L’imperativo è il civismo.

Possibile nasce proprio per superare questa finta dialettica e per provare a lavorare in modo diverso a temi e campagne a cui possono dare il proprio contributo tutti quanti.

Al «Manifesto», oltre ai parlamentari, hanno lavorato:

Gian Marco Capogna, attivista Lgbt.
Stefano Catone, consigliere comunale.
Annalisa Corrado, ingegnere, Green Italia.
Francesca Druetti, operatrice culturale.
Franz Foti, consulente della comunicazione.
Eulalia Grillo, insegnante.
Andrea Pertici, professore ordinario.
Emiliano Santoro, professore associato.
Davide Serafin, l’uomo dei numeri.

E con loro tantissimi altri, civilissimi in tutti i sensi, perché le cose delle quali parlano sono le cose che fanno per mestiere, o per le quali hanno profonde passioni. C’è Daniela da Porto San Giorgio che fa la consulente del lavoro. Milena e Federica dalla provincia di Varese che lavorano nell’accoglienza, quella fatta bene. Maria Laura da Modena, insegnante anche lei. Mirko che ha il pallino di voler rendere l’aria più pulita e respirabile. Andrea, Marco, Filly, Giampaolo: avvocati con quella sanissima passione per la legge.

Potrei proseguire all’infinito, ma comunque dimenticherei qualcuno. Come ne Il nome della rosa, in cui il nome di ogni protagonista viene associato alla sua storia, così la nostra rosa dei nomi.

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