Rispunta, nemmeno fosse una stagione, l’Assemblea costituente. L’aveva lanciata l’anno scorso Parisi, quest’anno ci ha pensato Calenda. Oggi ne parlano sui giornali come se fosse un’idea intelligente. Un’idea 4.0.
Solo che per fare l’Assemblea costituente, diciamo come precondizione per poterne parlare, o si indicono elezioni per l’Assemblea costituente oppure si adotta un sistema elettorale che rispetti le proporzioni e il voto libero degli elettori, non il Rosatellum. Il contrario del Rosatellum, ci vuole. Qualcuno avvisi Calenda.
Se poi si pensa a quello che è accaduto giusto un anno fa, si sconsiglia vivamente lo schema di riforme complessivo, ma – come Andrea Pertici ripete da quando andava all’università – ci vogliono riforme puntuali, precise, su norme condivise, non i progetti boschivi e autocontraddittori che gli italiani hanno bocciato già due volte, il Calderoli e il Renzi. Se per una volta, almeno per una volta, volessimo davvero «rispettare il voto degli elettori», teniamone conto, prima di lanciare soluzioni improvvisate.
Ne abbiamo abbastanza.
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