Dopo tanti anni non vivo un congresso da protagonista. Dal 2009, a vario titolo, sono stato in prima linea ed è bello sapere che questa volta non sono io a rappresentare altri, ma sono altre persone a rappresentare me. Molto meglio di quanto non sapessi fare io stesso.
Stasera si concluderanno le votazioni e mi auguro che Beatrice Brignone, insieme a Andrea Maestri, potrà guidare Possibile in questa difficile fase politica. Tanto difficile quanto appassionante: forse molti non se ne rendono conto, e continueranno a rinfacciarsi tutto quanto in un eterno «specchio riflesso», ma si sta aprendo una fase nuova che è anche una sfida per tutte e tutti noi. Soprattutto se sapremo mettere tra parentesi le tifoserie e le astrazioni e riusciremo a cambiare prospettiva, alla politica, alla sinistra, a tutto quanto.
Sono stati commessi molti errori, in questi anni: la prima cosa da fare, in questi casi, è riconoscerlo. La seconda, che viene subito dopo, è lasciare ad altri la responsabilità di fare di più e meglio. Non bisogna scappare con il pallone né con la poltrona: bisogna mettersi in ascolto e a disposizione. «Perpetuare», in alcuni casi, sta per «perpetrare», come vediamo anche in queste ore, in cui tutti sembrano sapere interpretare solo se stessi e la propria parte.
Dopo il 4 marzo mi hanno consigliato in molti di conservare la segreteria per avere «voce in capitolo», ma non sarebbe stato né giusto né serio, per le tante ragioni che sono emerse prima del voto e subito dopo. Ho vissuto con molto disagio le modalità con cui la campagna elettorale è stata impostata, il ritardo con cui lo si è fatto (un ritardo di mesi che in realtà era un ritardo di anni), le incoerenze clamorose di un progetto che avremmo voluto si dimostrasse coerente. Così non è stato: per aprire una stagione nuova ci vuole tutt’altro, perché certi comportamenti e certi errori le stagioni non le aprono, le chiudono.
In generale, ciò che è successo il 4 marzo è evidentemente molto brutto e spiacevole, così come i due mesi e mezzo che ne sono seguiti, ma non è detto che sia definitivo: dipenderà, in ogni caso, anche da noi (plurale, mi raccomando), rimettere in gioco valori e concetti che sono stati dimenticati e emarginati, in una notte in cui tutti gli attori sono stati e sono molto neri (in tutti i sensi).
Tra un po’ di tempo potremmo trovarci in una situazione del tutto diversa e dobbiamo farci trovare preparati. E dobbiamo iniziare fin da ora, pensando a chi, come ha fatto la comunità di Possibile, in realtà non ha mai smesso, di interrogarsi, di proporre soluzioni, di mobilitare le coscienze. Nemmeno in queste settimane, mentre altrove prevaleva lo spaesamento e la rassegnazione. Perciò chiedo a tutte e tutti di partecipare, di scegliere e di condividere con noi, aderendo a Possibile e partecipando alle votazioni in corso ancora per qualche ora.
Questa sera, alle 21, si concluderanno i lavori del congresso di Possibile. Ci sono molte ragioni per non astenersi e per prendere parola. Perché è solo l’inizio.
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