«Non possiamo accogliere tutti, tantomeno chi non vuole integrarsi; rischiamo di mettere a repentaglio la nostra identità, la nostra cultura, le nostre radici». Quante volte le avete sentite frasi come queste? Tante, immagino. Ebbene, nonostante le abbia anch’io più volte ascoltate e me le sia sentite ripetere da molti, non per forza buzzurri razzisti, non ho ben capito quale sia, per gli stessi sostenitori, la tesi fondante di simili affermazioni.

Mi spiego meglio. «L’identità è a rischio», che cosa significa? È così debole questa vostra «identità» da dover essere difesa con forza contro i deboli ultimi della terra? Davvero? O ancora, qualcosa della vostra cultura può realmente essere posto in discussione, ad esempio, da un differente modo di macellare gli animali o di coprirsi il capo? Le vostre radici possono sinceramente dirsi in pericolo di recisione dalle preghiera rivolta da altri a un dio diverso, o allo stesso da un tappeto invece che da una panca? È tanto bassa la fiducia che avete nella coscienza di voi stessi da temerne il dissolvimento repentino al solo manifestarsi dell’altro? Se è così, non v’invidio.

Il post di Rocco Olita lo trovate qui.

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