In questi giorni e fino a mercoledì 3 ottobre, con un gran finale a Roma, giovani e meno giovani di tutta Italia sono impegnati in una lunga staffetta per i diritti umani: per ricordare Giulio Regeni e chiedere per lui verità e giustizia, finora negate per quella maledetta «ragion di Stato» che tradisce i valori fondamentali della nostra stessa Costituzione e di qualsiasi democrazia. Dove il diritto e il rispetto dovrebbero essere ‘sovrani’, si impongono l’interesse e la convenienza.

Sono passati molti mesi, eppure la mobilitazione non smobilita. La campagna prosegue e si estende, appassionata e indignata, a tutti i casi in cui la negazione della libertà, la carcerazione e la tortura come strumenti politici si impongono, nell’Egitto dove fu ucciso Regeni e – purtroppo – non solo. Un filo giallo, potremmo dire, che lega le persone politicamente più di molte altre cose, in un momento in cui la politica è così piccola e stolta. E invece i ragazzi di «Giulio siamo noi», Amnesty e mille altre associazioni, piccole e grandi, si passano il testimone e ci ricordano che al di là del mare, vicino a noi, ai nostri confini, si consumano abomini e violenze senza fine: il fatto che siano documentati e descritti nel dettaglio rende ancora più indegna l’indifferenza e la mancanza d’intervento che li accompagnano.

Da cittadino mi sento di dover ringraziare chi persiste, a cominciare dalla famiglia di Giulio e dai suoi amici più cari. Amici che ora sono diventati – dolorosamente – molti di più.

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