La qualità di un’azienda si riconosce da alcune cose. Ve ne racconto una, di People.
Sono il più anziano, i soci – alla pari – sono trentenni, chi ci lavora di anni ne ha meno di trenta. Gli autori, in un caso su due, finora, pure. Anzi, sono autrici, soprattutto, come potrete apprezzare a gennaio, quando arriveremo in libreria (fino ad allora i primi titoli sono a disposizione sul nostro sito, Peoplepub.it).
Elizabeth ha scritto una lettera appassionata, Cecilia sta curando insieme a Tommaso le storie dei piccoli rifugiati che non solo ce l’hanno fatta, ma hanno cambiato il mondo. Maria sovrintende a tutto quanto.
Insieme abbiamo lavorato ad alcune pubblicazioni che parlano di ciò che succede a partire dalla storia delle persone. Questo è il senso di People. Testimonianze, racconti, punti di vista che proprio per la loro singolarità, sono universali.
Storie di periferia, nel senso che raccontano cose che non fanno parte di ciò che siamo abituati non solo a leggere, ma a credere. Una casa editrice che racconta il paese in cui viviamo com’è e come sarà sempre di più, nonostante tutto.
Ci sono ragazzine che giocano a calcio, giovani che lavorano nell’Ottocento, profezie che non si sono avverate e che forse però è un peccato, anche perché per capire il futuro bisogna prendere la rincorsa.
Storie di persone molto note, storie di persone che nessuno conosce, convinti, come siamo, che non esistano piccole storie. Leggendo le prime uscite di People, ne troverete conferma.
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