Venerdì sera eravamo al «Quarto Stato» di Cardano al Campo (un pensiero a Laura Prati, la sindaca uccisa cinque anni fa), con Stefano Catone. Ci ha raggiunto Helena Janeczek, che ha partecipato al nostro confronto (c’era la rapper Voodoo Vee a moderare).

Helena ha detto una cosa, all’inizio, parecchio rivoluzionaria, parlando dello scadimento della conversazione sul web a cui tutti siamo condannati. Ha detto, più o meno: «Certo, è complesso parlare diversamente, sottrarsi allo scambio da tifosi, alla ricerca ossessiva di visibilità impastata di polemica. Però non è poi così più complesso farlo. E lo dobbiamo fare. Dobbiamo scegliere di farlo, ogni volta che possiamo».

È verissimo. E non se ne può più dei rinunciatari, di chi assume tutto ciò che vede come definitivo e irreversibile. Chi lo ha detto che dobbiamo accettare questo stato di cose? Chi ha detto che è impossibile agire diversamente?

Se rinunciamo, vincono gli energumeni, soprattutto perché energumeni li diventiamo anche noi. E non si salva più nessuno.

È per quello che, di fronte alla polemica inutile, spicciola, triviale, al gossip trasformato in strategia politica, al marketing di se stessi che sostituisce le proposte, alla continua chiacchiera, bisogna tornare a un uso consapevole delle parole, delle informazioni, a un resoconto non iperbolico dei fatti e delle loro conseguenze.

Come diceva qualcuno, l’unica cosa che conta sono le parole. Tutto il resto sono chiacchiere. E non è poi così più complesso riconoscerlo.

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