Due giornate di sciopero, a livello nazionale e internazionale. L’8 marzo e il 15 marzo. Che cadono di venerdì, in rapida successione.
Lotto marzo, scritto così, e lo sciopero dalla scuola per il clima.
Femminismo e ambientalismo. Strettamente collegati tra loro.
Nel nome delle donne e di una ragazzina svedese, che ha lanciato un movimento globale, com’è globale la questione che solleva.
Due appuntamenti da non mancare, due appuntamenti che non vanno celebrati, vanno colti, assunti, rilanciati.
Non sono due scioperi classici, e si dirà che non si fanno così, gli scioperi (almeno così dicono quelli che sanno sempre tutto).
E invece il cessare dal lavoro, in quei due giorni, dovrebbe essere l’unico «lavoro» politico da prendere in considerazione.
Sono felice che Possibile abbia ritenuto, sotto la guida di donne e ambientaliste, di vivere entrambe le giornate come se fossero delle feste nazionali. Perché lo sono, di più: sono feste internazionali. E spero che alla mobilitazione segua una proposta altrettanto ambiziosa. Il mondo si cambia così, cambiandolo. Facendo cose che finora non si sono mai fatte. Con persone diverse che le facciano diversamente. Semplice, no?
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