Prosegue la serie tv più noiosa e insulsa del pianeta. Da puntate e puntate fingono di litigare, per «polarizzare» e fare insieme governo e opposizione. L’opposizione, nel frattempo, non fa né l’una né l’altra cosa. Furoreggiano i fascisti, di cui parlano tutti, così gli si fa anche un po’ di pubblicità, l’unico argomento usato da mezza classe politica è il voto utile (a cosa? Ma a se stessi, ovviamente), ore e ore di tv riescono a trattare del nulla come non era mai accaduto prima.
Spuntano Flat tax che però dovrebbero essere progressive (sic), autonomie che in realtà sono secessioni, Siri che non rispondono (più che un sottosegretario, un bug), misure eccezionali fatte tutte a debito senza un’idea che sia una di investimento e di strategia per i prossimi anni. Pochi, maledetti e subito: un paese che vive di un mega «debito di cittadinanza» pagato dalle generazioni future che, nel caso vi fosse sfuggito il particolare, saranno più povere di questa.
Le vecchie battaglie abbandonate dai rivoluzionari, che preferiscono di gran lunga il Termidoro alla fase giacobina, già dimenticata. Al fondatore la terrapiatta, ai rampolli tutto il cucuzzaro. Rimangono le buone cose di pessimo gusto della politica italiana, quelle di sempre che per sempre vorrebbero rimanere.
Mettete in pausa questo delirio, premete il tasto verde e dedicatevi alle cose che contano. E le cose che contano, come ricorda Luca Mercalli insieme a mille altri che non trovano spazio sulle tv nazionali – chissà come mai -, riguardano quella che il Parlamento inglese chiama «emergenza climatica» (dichiarandola ufficialmente) e la più promettente delle democratiche americane rilancia, come piano strategico, tipo Roosevelt del nuovo secolo (parlare di millennio, visto che il tempo è praticamente già scaduto, pare azzardato).
Catastrofe probabile e reazione necessaria come missione collettiva, che imporrebbe quel cambiamento che non si vede affatto. Che costringerebbe a cambiare il nostro modo di lavorare, di concepire le modalità stesse della produzione e dei suoi rapporti, che porterebbe tutti a fare cose intelligenti (non “smart”, proprio intelligenti) e a fare stare meglio le persone.
Siamo impauriti da paure che ci creiamo da soli e non facciamo nulla per la paura più grande, che potrebbe invece motivarci a fare meglio. Molto meglio. E ci darebbe sicurezza, sì, sicurezza: per il futuro. Quello dei nostri figli. Sempre che il nostro narcisismo ci consenta di considerarli ancora.
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