Non pensare all’elefante! Adottalo.
Siccome tutti da qualche ora straparlano di cannabis, di droga, senza saperne nulla, per la lettura di oggi vi consiglio di leggere la rivista di Iperborea, The Passenger, dedicata al Portogallo. Voi penserete: che cosa c’entra un volume dedicato al Portogallo con Salvini e la cannabis light? C’entra eccome.
Mi riferisco al pezzo di Susana Ferreira, «La guerra è finita: come il Portogallo ha sconfitto la droga» (a partire da pagina 117 del numero citato).
Si parla di una decisione che il paese assunse nel 2001e che nessun governo ha poi messo in discussione. La decriminalizzazione di tutte le sostanze: «un gigantesco mutamento culturale e un ripensamento collettivo su come il paese vede le droghe, le dipendenze e se stesso». I risultati furono strepitosi: calarono in modo drammatico, scrive Ferreira, «i casi di uso problematico di droghe, insieme ai tassi d’infezione da Hiv ed epatite, le morti per overdose, i crimini legati alla droga e i tassi di carcerazione». Alla depenalizzazione il Portogallo associò un grande impegno per «l’interconnessione di un ampio raggio di servizi».
Ferreira lo scrive chiaramente: la questione è “qualitativa”, dipende dalla relazione che l’individuo ha con le droghe, che più sono malsani più indicano «rapporti difficili con gli affetti, con il mondo circostante e con se stessi». Nessuna guerra, quindi, che peggiora le cose, ma un approccio completamente diverso, che cerca di arginare, limitare, accompagnare un fenomeno ineliminabile.
Ecco, di questo si dovrebbe parlare. Non dei negozi di cannabis con percentuali minime di THC, confondendo la questione della cannabis con tutto il resto, facendo insomma di ogni erba un fascio (non è una battuta).
E, se si può, informarsi meglio su ciò di cui si parla: perché leggere che Zingaretti non è mai stato favorevole alla legalizzazione della cannabis (e ancora non lo è) non è un modo per costruire un’alternativa a Salvini e Fontana. È un modo, efficace, per adottare l’elefante.
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