E non è nemmeno una trovata elettorale, né una «maschera» da indossare.

Il clima è un’urgenza e un problema già quasi irrisolvibile.

E invita alla mobilitazione e all’azione tutti quanti e chiama alla responsabilità chi ha gli strumenti per cambiare le cose, a cominciare da chi inquina e “altera” di più.

Tutto questo dibattito – rigorosamente post-elettorale, parlarne prima pareva brutto – deve lasciare spazio a due o tre categorie di persone, che vanno seguite: le ragazze e i ragazzi più sensibili e motivati e i ricercatori e gli scienziati più competenti e gli imprenditori capaci di cogliere l’ultima opportunità. Dopo, banalmente, si faticherà a trovarne un’altra.

E non è questione astratta, eh no, quella del clima: è concretissima. Più concreta di qualsiasi altra. E dentro di sé contiene tutto il resto, perché i cambiamenti climatici colpiscono già e da tempo i più deboli. E devono essere i più forti a sostenere un cambiamento altrettanto vigoroso, globale, diffuso in tutto l’orbe.

Tutto il resto finirà, molto presto. Come questo inguardabile governo, come le sue polemiche e le sue fake e le sue stronzate.

Solo che, se non ci muoviamo ora, non ci saremo più nemmeno noi.

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