Ken Webster, Head of Innovation alla Ellen MacArthur Foundation ci invita a guardare al sistema con un “macroscopio”: “Il macroscopio è un esercizio che si disinteressa dei dettagli: guarda l’immagine complessiva e non i particolari. Se osserviamo l’economia attuale con un macroscopio, noteremo numerosi elementi e un quadro d’insieme fatto di combustibili fossili, cambiamento climatico, perdita di biodiversità, esaurimento di minerali, eccessivo consumo di acqua, crescita della popolazione. Osserveremo anche l’andamento dei prezzi delle commodities, la forbice sempre più evidente tra produttività e salari, la crescita del debito privato e pubblico. Di fronte a questa situazione, il nostro approccio si ispira alle parole di Richard Buckminster Fuller (inventore, architetto e designer statunitense, ndr): le cose non cambiano combattendo l’esistente. Per cambiare qualcosa, proponi un nuovo modello che renda quello esistente obsoleto”.

Così: “You never change things by fighting the existing reality. To change something, build a new model that makes the existing model obsolete”.

La citazione è tratta da Elisa Nicoli e Chiara Spadaro, Plastica addio. Fare a meno della plastica: istruzioni per un mondo e una vita “zero waste”, Altreconomia.

Sulla plastica e sul “che fare?” in proposito si contano ormai millemila pubblicazioni: l’argomento è – fortunatamente – di moda.

Il mio consiglio è di partire da questo testo, che ha una visione d’insieme macroscopica e una declinazione precisa dell’argomento nella vita sociale e individuale, con una documentata rassegna delle ultime novità legislative (soprattutto a livello europeo). Nicoli e Spadaro si dividono i compiti e rispondono alle domande e alle curiosità di chi vuole mettersi in cammino verso una società senza plastica, all’insegna di quella «conversione ecologica» che, come diceva Langer, deve saper tenere insieme i comportamenti personali e i «decreti del re» (così li chiamava Langer, parlando di Giona, il profeta suo malgrado).

Questo testo conferma, ancora una volta, che la «conversione» si rivela la più grande opportunità di politica industriale della nostra generazione e della prossima. Se solo volessimo coglierla, questa opportunità: soprattutto noi, in Italia, che abbiamo un sacco di problemi, per quanto riguarda l’ambiente e l’economia – e non è un caso che li abbiamo su entrambi i versanti. Che dipendiamo da altri – spesso i peggiori – per le materie prime. Che potremmo essere invece liberi, dalla plastica e non solo.

Non sarà semplice e non sarà scontato, ma avere le istruzioni per l’uso può essere decisivo. Se davvero vogliamo cambiare, salvare il pianeta e tutti quanti noi.

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