Dopo il pranzo di mezzogiorno, ricominciò a scegliere le ghiande. Misi, credo, sufficiente insistenza nelle mie domande, perché mi rispose. Da tre anni piantava alberi in quella solitudine. Ne aveva piantati centomila. Di centomila, ne erano spuntati ventimila. Di quei ventimila, contava di perderne ancora la metà, a causa dei roditori o di tutto quel che c’è di imprevedibile nei disegni della Provvidenza. Restavano diecimila querce che sarebbero cresciute in quel posto dove prima non c’era nulla.
Tutti conoscerete la storia di Elzéard Bouffier di Jean Giono. Sono passati 66 anni da quando la scrisse e la storia si riferisce a un tempo ancor più lontano, i primi anni del Novecento. L’uomo che piantava gli alberi ha avuto una diffusione universale. Molti hanno pensato (sperato?) che fosse una storia vera e invece non lo era, però possiamo dire che, avendo raggiunto milioni di persone, vera lo è diventata.
Perché ha ispirato, a sua volta, mille racconti, traduzioni, riduzioni. Perché è una storia semplice e bellissima che vi consiglio di leggere. Oppure, se vi va, c’è anche Stefano Mancuso, che scrive pagine limpidissime sulla questione (i suoi libri, preziosi, li pubblica Laterza: l’ultimo, in ordine di tempo, La nazione delle piante).
O Barbara Mazzolai, La natura geniale. Come e perché le piante cambieranno (e salveranno) il pianeta, Longanesi.
In ogni caso, bisogna uscire dal racconto, per una volta. E mettersi a piantarle, le piante. Ovunque si può. Ci sono molti strumenti per farlo, pubblici e privati. E allora piantiamole. E se i libri sono quelli degli altri, le azioni sono le nostre. Non abbiamo alibi.
E mentre si fanno governi e maggioranze e sono sempre le stesse persone al governo, non aspettiamo. Partiamo noi. Si può usare Ecosia.org come motore di ricerca, si può chiedere al proprio Comune di utilizzare i fondi già stanziati (!), si possono raccogliere risorse per forestare di nuovo ciò che non lo è più. Ci sono piattaforme, come Treedom, ci sono e ci sono state campagne di fundraising come quella avviata da Possibile in occasione delle ultime Europee. I modi sono tanti, promuoviamoli tutti insieme.
Serve. Come altre cose, si intende, a cominciare dall’efficienza energetica, come la riduzione della plastica, come tante altre cose. Però piantarla è facile, immediato, personale e collettivo insieme.
Mi piacerebbe dare il “mio” contributo perché il contributo diventi subito “nostro”, perché alcune pratiche siano immediatamente universalizzate, per quanto è possibile. Come hanno fatto i liceali di Parma con le bottigliette abbandonate a favore delle borracce, come hanno fatto le comunità e le cooperative energetiche in alcune località del paese, come possono fare tutti e come dovrebbe fare la politica, che finora se n’è curata troppo poco.
Un albero per ogni cittadino italiano, ogni anno. Non è difficile e costa tutto sommato molto poco.
Come scrive Mancuso, auspicando una «Nazione delle piante», che sarebbe già uno slogan semplice e visionario:
Quindi, cos’altro possiamo tentare? Mi sembra ovvio: lasciar fare di nuovo alle piante! Hanno già dimostrato in passato di essere in grado di ridurre drasticamente la quantità di CO2, nell’atmosfera, permettendo agli animali di conquistare le terre emerse. Possono farlo di nuovo, regalandoci una seconda possibilità. Per questo dovremmo coprire di piante qualunque superficie del pianeta in grado di poterle accogliere. Ma prima è necessario bloccare ogni ulteriore deforestazione. Il taglio delle foreste non è compatibile con la nostra sopravvivenza come specie. […] La deforestazione dovrebbe essere trattata come un crimine contro l’umanità, e punta di conseguenza. […] Le piante possono aiutarci. Soltanto loro sono in grado di riportare la concentrazione di CO2 a livelli inoffensivi. Le nostre città, ospitando il 50% della popolazione mondiale (nel 2050 si arriverà al 70%), sono anche i luoghi del pianeta responsabili della produzione della maggiore quantità di CO2. Dovrebbero essere completamente coperte di piante. […] La regola dovrebbe essere una sola e semplice: dovunque sia possibile far vivere una pianta, deve essercene una. La cosa non richiederebbe che costi irrilevanti, migliorerebbe in una miriade di modi la vita delle persone, non esigerebbe alcuna rivoluzione nelle nostre attitudini, come molte delle soluzioni alternative proposte, e avrebbe un grande impatto sull’assorbimento di CO2.
#ilibrideglialtri
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