Scusate il ritardo di oggi. Avevo programmato l’ennesimo capitolo dei #ilibrideglialtri (un romanzo di cui vi parlerò domani) ma poi in stazione ho visto un bel volume Mondadori e non ho potuto resistere. E ho pensato: Whitehead lo si legge così, d’un fiato e, dopo due viaggi in treno, eccomi qua.
Spero che tutti abbiate letto La ferrovia sotterranea, che in Italia è stata pubblicata dagli amici di Sur. Se non lo avete fatto, fatelo. Subito. Perché è un capolavoro. E nelle pagine di quest’altro libro, I ragazzi della Nickel, c’è la stessa qualità e la stessa suspense per una storia di segregazione razziale e di prigionia, e di violenza, e di evasione che indigna e affascina il lettore.
Whitehead è un fuoriclasse e la storia di Elwood Curtis vi sorprenderà. Una storia che inizia e finisce all’Hotel Richmond, a quattrocento chilometri a sud di Atlanta, a Tallahassee. In Florida. L’ingiustizia di una condanna proprio quando Elwood si avviava sulla strada della libertà. La storia di un’amicizia speciale con Jack Turner. La lunga permanenza in un riformatorio, in cui si scopre che Black is always Black, perché è una storia di neri violentati dai bianchi, come sempre, da sempre.
L’autore ci regala un grande finale. La storia è inventata, ma non di sana pianta. Perché la pianta, insana, è scritta, come già per La ferrovia sotterranea, nella storia degli Stati Uniti d’America. E del nostro Occidente.
#ilibrideglialtri
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