Me lo hanno segnalato parecchi lettori: Fine, il romanzo che il vostro affezionatissimo ha scritto con il maestro Marco Tiberi, si trova puntualmente nel settore dei libri di fantascienza. Uno pensa che sia un banale errore di classificazione. E poi chi si potrebbe lamentare di stare accanto a Philip K. Dick, frequentando androidi e robot e al massimo ritrovandosi a viaggiare nello spazio infinito?
Non si tratta di un problema di geografia bibliografica, diciamo così, si tratta di un problema politico e culturale per nulla banale. Perché immaginare appunto che i cambiamenti climatici riguardino una narrazione fantascientifica la dice lunga sulla situazione nella quale ci troviamo.
Perché, come sa chi ha avuto la pazienza di leggere il nostro libro, i cambiamenti climatici sono tutt’altro che fanta- (scientifici e politici), perché parlare dei prossimi vent’anni in termini angosciati è tutt’altro che scrivere una distopia del tempo che sarà, perché insomma la storia che abbiamo raccontato riguarda la nostra generazione e la prossima.
Ecco, rimettete a posto. Non solo e non tanto il nostro libro ma le prospettive della politica di oggi e di domani. E non chissà quale domani: domattina, proprio.
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