Lo so, di Domenico Quirico abbiamo già parlato, in questa lunga rassegna de #ilibridegliatlri. Dobbiamo però tornare a farlo, perché è uscito un altro libro che vale la pena di considerare. Che cos’è la guerra. Il racconto di chi l’ha vissuta in prima persona, Salani editore, ci ricorda che in questa epoca di pace, come la consideriamo, «la guerra ci circonda, ci assedia, ci soffoca, l’uomo la donna, il bambino del terzo millennio ne sentono perennemente l’odore e il suono». È «il mondo del Non Diritto, dove chi ha il potere o pretende di parlare in nome di Dio può arrestare, vietare, sequestrare, uccidere senza che nessuna Legge venga a chiedergliene conto».

Quirico attraversa le primavere arabe, la Libia, la Siria, e poi Lampedusa, Mineo, l’Europa. Quella stessa Europa che dovrebbe essere il mondo del Diritto e stipula accordi e protocolli con bande criminali «perché rinuncino a parte del loro business: far partire i migranti verso l’altra sponda». Un fallimento duplice, scrive Quirico, perché non siamo stati capaci di offrire loro un’ospitalità «che non li sottoponesse al ricatto» e «non abbiamo saputo cogliere nella loro meravigliosa diversità l’apporto di ciò che abbiamo perduto: entusiasmo, energia, giovinezza, tenacia, un diverso modo di guardare la vita e le cose». In più «abbiamo fallito dall’altra parte del mare» perché non abbiamo presentato il volto del Diritto e della tolleranza, aiutando «chi è in difficoltà con una parte della nostra ricchezza», e abbiamo così lasciato spazio al crescere del fanatismo e dei suoi profeti. «Uccidendo ogni speranza di alternativa abbiamo consegnato centinaia di giovani alla propaganda estremista».

Per Quirico «non siamo stati all’altezza di ciò che diciamo di essere» e ciò «nella storia» costituisce «un peccato mortale». Così come sono mortali le guerre a cui assistiamo o a cui partecipiamo, a volte in modo occulto, spesso in modo dichiarato. La guerra ci riguarda, la facciamo o la provochiamo e nella migliore delle ipotesi non facciamo nulla o quasi per evitarla.

Quirico ce lo ricorda, con una scrittura nitida quanto la coscienza morale che dovrebbe corrisponderle.

#ilibrideglialtri

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