Lo scaricabarile. Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, dice che la colpa è di ATS (che sta per Agenzie di Tutela della Salute) se il Covid ha fatto una strage nelle RSA (che sta per Residenza Assistenziale Sanitaria). Gli acronimi cambiano significato, in questi giorni. I vertici di ATS, invece, li aveva nominati Fontana.

La delibera è passata così, in Giunta regionale, senza che nessuno facesse un appunto. Troppo impegnati con le dirette Facebook e a leggere letterine di complimenti per l’impeccabile lavoro (!). A bersagliare i runner e i gitanti, quando le ragioni del disastro erano tutte indoor, proprio nel Palazzo, dentro casa. Una casa senza cura, una casa d’incuria.

Fontana scarica il barile. Solo che è il barile è l’unica cosa che copre lui e il fallimento suo e dell’amministrazione regionale. Come Diogene, che nel barile ci viveva, però era saggio e diffidava dei potenti. E il cinismo, nel nostro caso, è tutt’altro che filosofico. Sotto il barile, niente.

Al massimo del pesce, perché per quella parte politica è sempre colpa degli altri. Del governo nazionale – come a Bergamo, dove la zona rossa non è stata istituita, creando le premesse del disastro, benché una legge regionale consentisse alla Regione di farlo. O dei governi precedenti – che però in Lombardia erano dello stesso colore, mannaggia. O più probabilmente degli immigrati, che ora non vogliono regolarizzare (l’ultimo ad averlo fatto? Maroni, predecessore di Fontana: quando si dice la sfiga).

Intanto il capoccia dei cinici è nella settimana (alterna) della riapertura. Apri tutto, tutto chiudi, apri tutto, tutto chiudi, apri tutto. La colpa? Degli altri. Se aprono, perché si deve chiudere. Se chiudono, perché si deve aprire. Più che un barile, un bidone.

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