This is the day. Non abbiamo app, abbiamo tamponi ma non dappertutto (per usare un eufemismo), i dati di alcune zone sono ancora critici, ma usciamo. Alla garibaldina.
Il metro – meglio due – e la mascherina sono i due elementi a cui affidiamo tutto quanto. Tutte le fiche che abbiamo a disposizione. E nel frattempo confidiamo nel caldo e nell’umidità – non ho mai amato l’umidità, ma per venire fuori dall’incubo questo e altro.
C’è un’aria di primavera e di euforia che va goduta e al tempo stesso controllata. Centellinata con sapienza. E saggezza. Affrontata con lo stesso stoicismo dei giorni precedenti. Anzi, di più, con una moderazione che nemmeno Seneca, che insegna il giusto mezzo, la compostezza, il cedere ai vizi con sobrietà. Sembra un ossimoro: non lo è. Dello stoicismo dobbiamo fare tesoro, l’unica cosa che abbandonerei è lo schema ciclico, perché ci manca soltanto che il virus torni, tra qualche tempo, a mietere vittime. La conflagrazione anche no, ecco. Grazie, stoici, per il resto.
C’è da sperare che il virus abbia perso la sua spinta, che non si accendano focolai, che non divampino i contagi. Soprattutto nelle plaghe del Mezzogiorno, finora risparmiate dall’impatto pestifero.
C’è molta scienza e molto fatalismo – altro ossimoro -, in tutto questo. La politica è molto sullo sfondo, come conferma l’intervista a Ricciardi, questa mattina, su Repubblica. A proposito di ossimori. L’app di cui abbiamo parlato per settimane non è pronta, dice, #icazzoditamponi che chiediamo da subito non li fanno tutti (segnalo regioni che ne fanno pochi apposta), tutte le implementazioni tecnologiche e di medicina di territorio per l’intervento e il tracciamento precoce sono rinviate, più o meno sine die. Insomma, un piano perfetto. Se lo critichi, sei uno stronzo. Ok.
Ci si concentra sui parenti e sulle autocertificazioni ma sappiamo tutti che il punto non è affatto questo. Il punto è che il principale congiunto universale, di tutti quanti, è ahinoi proprio il virus. L’epidemia è sua zia. Lo so che è antipatico ma le cose stanno esattamente così. Soprattutto per chi vive in territori in cui ci sono gli infetti stabili, dal punto di vista statistico.
Le istituzioni chiedono a noi di essere responsabili, forse perché in molti, nelle loro posizioni di responsabilità (!), sanno di non esserlo stati. Di avere sottovalutato, soprattutto in Lombardia, di essere stati condizionati dai poteri più o meno forti, di avere pensato che tutto sarebbe passato così com’era venuto. Ci chiedono insomma di essere migliori di loro e, forse, non è poi così difficile.
L’unica cosa certa è che solo un cambiamento radicale ci potrà salvare, nella fase tre (anche perché per ora siamo ancora nella fase 1 e rotti, parecchio rotti). E non parlo del cambiamento di governo, con i responsabili (ancora?!) pronti a subentrare, parlo di un cambiamento epocale. Che auspicavamo anche prima, figuriamoci ora.
Fiorenza dentro da la cerchia antica,
ond’ella toglie ancora e terza e nona,
si stava in pace, sobria e pudica.
Non avea catenella, non corona…
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