Ci sono molti numi tutelari, in questa storia. Alexander Langer per primo. E poi Vonnegut e i suoi ottanta ettari. E un po’ di filosofia buona, per la laicità e, quindi, la libertà (e Giulio Giorello che ci ha lasciato in questa maledettissima primavera). E ci sono anni passati veloci e momenti più lenti, con la curva del tempo che si è piegata e il corso delle cose che si è rovesciato un milione di volte.
C’è politica dappertutto, in ogni sguardo mio e anche negli sguardi degli altri. E c’è anche la sua mancanza, dolorosa, per le ragioni che riguardano tutte e tutti e che sembrano non cambiare mai.
Una mancanza che non invita alla rassegnazione, al contrario. Porta a un ripensamento, in tutte le accezioni e i significati della parola.
C’è l’odio che ha travisato il conflitto: del primo farne a meno, del secondo puntare a un immediato recupero. Ci sono discese ardite verso lo squallore e risalite faticose verso ciò che è giusto. E ci sono ironia e immaginazione, per schivare i colpi più duri e scartare di lato per guardare le cose da un altro punto di vista.
È una meravigliosa posizione, tra le altre persone, tra le altre cose, raggiunta non senza fatica e fragile, in verità, come accade a ogni singolo capitolo della nostra esistenza.
Mi ha fatto bene scriverlo, questo piccolo libro.
C’è un mio caro amico che dice che da anni aspettava un mio testo personale, di riflessione mia. Per pudore e per rispetto ho sempre evitato di parlare della mia vita privata e anche questa volta mi sono concesso poche incursioni in ciò che mi è più caro. Però è un libro sincero, pieno di cose belle che altri ci hanno portato o che ho personalmente richiamato, e di sfide ancora tutte aperte.
Ho raccontato ciò che mi manca e ciò che mi piace. Spero possa piacere anche a voi.
Lo trovate qui. E sulla copertina, se vi va, c’è anche Wally, che poi sarei io.
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