Ieri ho incontrato per caso quei ragazzi talentuosi che insieme formano i Pinguini tattici nucleari. Abbiamo parlato pochi minuti di libri, dei Camillas e di Espérance Ripanti, in particolare. Mi ha fatto piacere che una generazione dopo la mia si cogliesse quanto stiamo provando a fare con People. Un messaggio per tutti: Ringo Starr ce la può fare.
E mi sento di ringraziare chi ha già dato fiducia a Ossigeno, senza nemmeno aver potuto ancora vedere il primo numero. Proprio ieri leggevo della fine delle riviste, che segue la fine dei libri, la fine dei partiti, la fine delle ideologie. Una fine infinita e nessuno che si occupi della fine vera, quella del mondo. Che cosa volete che sia.
Tutti descrivono l’impasse, quasi nessuno prova a superare l’ostacolo. E in generale c’è un clima di disfatta che porta a ben miseri tentativi di stare al mondo, senza troppo costrutto. Non si parla di niente, benché sia by definition impossibile farlo.
La sconfitta culturale precede quella politica. Abbiamo buttato via il bambino e tenuto l’acqua sporca che è divenuta fango e poi palude: sabbie mobili. Loro, mobili. Noi impalati. A sinistra politicismo e flatus vocis, a destra si dilaga.
Per il resto è tutta fiction. Frasi fatte, ricorsi di recupero, quasi formule omeriche, che fanno effetto su un gruppo sempre più ristretto. Settanta volte setta. Il conflitto (necessario!) si perde nella nebbia della convenienza e dell’opportunismo.
E invece sarebbe il momento di cambiare tutto. Di fottersene delle etichette e degli equilibri (quali?). Di parlare di sostanza, di rapporti di forza, di liberazione delle persone. Orgogliosi di farlo, di spendersi per le cose giuste, rendendosi conto di quanto si può essere felici nel battersi e nel provarci. Di quanta desolazione vera e realissima ci sia intorno a noi, di quanto tutto ciò può essere pericoloso.
Una meravigliosa posizione è un’autobiografia autodistruttiva come il suo autore. Sono felice che molti ne abbiano colto il senso. E che ne abbiano colto le sfumature, perché le sfumature contano.
E contano le persone e i contenuti. Tutto il resto ci allontana dalla soluzione del problema. Anzi, del problema è la negazione.
Grazie per averlo compreso. E condiviso. Perché l’editoria non è reale se non è condivisa.
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