Si avvicina il centocinquantesimo anniversario della Breccia di Porta Pia e non ne parla nessuno.

Eppure la questione della laicità, che trascende l’episodio storico, sarebbe urgente e di straordinaria attualità.

Per come si parla, certamente, come è stato notato nel caso di Ciro e di mille altre occasioni in cui non si trovano le parole o si trovano, puntualmente, quelle sbagliate per raccontare gli episodi di cronaca.

Per come si pensa, prima ancora, e per come si organizza una società. Perché prima ancora delle disuguaglianze economiche si manifestano quelle legate alla personalità, al corpo e alla vita delle persone. Per come ci si confronta con l’altro. Per come si offre a tutte le persone di essere considerate e rispettate.

La laicità farebbe bene a tutte e tutti. Anche a chi ne prende le distanze per ribadire le proprie posizioni e quindi se stesso. Lasciare aperto uno spiraglio di comprensione rispetto a ciò che non capiamo e che non condividiamo, sarebbe liberatorio, in ogni direzione.

Coltivare il dubbio, smussare gli spigoli delle “identità”, offrire a ciascuno una seconda possibilità significherebbe immediatamente darsene un’altra, di possibilità.

Ci sono cose che non conosciamo e che non capiamo: fermarle con uno spillo come si fa con le farfalle (mi viene in mente un’immagine usata da Liliana Segre) può essere doloroso e ci rende meno umani ogni volta che accade.

Ne ho scritto in un piccolo libro, che a me è servito molto, per fare il punto, almeno provvisoriamente.

Lo trovate qui. Mi piacerebbe discuterne, laicamente, con voi.

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