A decretarlo sono le lettrici e i lettori che negli ultimi giorni lo hanno scelto più e più volte, sempre di più.

Certo il bomber Makkox e l’eterno Pennacchi sono i nostri bestseller del 2020, ma ci ha molto colpito che proprio nelle ultime settimane crescesse l’interesse per il secondo libro di questo autore pseudonimo, dal nome di penna bizzarro come pochi altri: Johannes Bückler, conosciuto fino a qualche mese fa proprio su Twitter.

Fu una geniale intuizione di Makkox quella di ‘provocare’ l’incontro editoriale e credo di poter dire che Johannes sia la persona che NON conosco che io stimi di più.

Mi sono chiesto perché piaccia così tanto alle lettrici e ai lettori di People e la risposta che mi sono dato è che le gallerie di Bückler sono i libri più “people” che ci siano.

Perché c’è una voce singola, soggettiva e però plurale, una storia particolare e però universale. C’è la storia-quella-grande, sullo sfondo, e c’è un timbro intimo a raccontare quella personale.

Era successo con Non esistono piccole storie – quasi un motto, per noi -, succede ancora per Non esistono piccole donne.

La copertina di Tommaso Catone fa pensare a una filigrana, perché Bückler si sottrae al punto di non esserci, di scomparire. Toglie la propria voce e assume quella di chi sta raccontando la propria storia.

Il talento di Mr. Bückler – anche se chi ha curato la prefazione, Gabriella Greison, sostiene potrebbe trattarsi di una Mrs. – è proprio questo.

L’interpretazione di Camilla Filippi, che ha prestato la propria voce a Zelda Sayre Fitzgerald, ce lo fa apprezzare con intensità ancora maggiore.

Zelda parla, si racconta, come se stesse parlando a se stessa e a ciascuno di noi. E, soprattutto, fosse proprio lei stessa a parlare.

Ascoltatela.

La trovate su Spotify o su Spreaker o su People, direttamente.

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